2013/07/11 – Statale 45, un’informazione corretta da un punto di vista geologico

Da La Trebbia n. 27 del 11 luglio 2013 

Nel caso di crolli la SS45 potrebbe essere interrotta per tempi molto lunghi e modificherebbe localmente il corso del Trebbia

Qualunque geologo familiare con l’Appennino settentrionale sa che la zona di Bobbio è certamente tra le più difficili da comprendere non soltanto nell’Appennino ma anche in tutte le catene montuose circum-mediterranee. La cosiddetta “finestra tettonica” conserva gelosamente gran parte dei suoi segreti e l’avvicinarsi al problema richiede una profonda preparazione scientifica.

La drammatica situazione della S.S.45 é certamente un risultato di questa complessità geologica ma i termini del problema sono in questo caso molto più semplici, limitati e di facile comprensione anche per un profano.

La Valle

La Valle

 

Fenomeni geologici complessi che hanno agito lentamente su tempi dei milioni di anni (le rocce più giovani che affiorano nella zona di Bobbio hanno un’età di circa 17 milioni di anni) hanno portato a una situazione che ha ora un impatto anche alla scala temporale della vita umana e delle nostre attività quotidiane. La S.S. 45 è diventata un pericolo per chi la utilizza.

Per sgomberare il campo da equivoci, i governi e la politica non hanno e non avrebbero mai potuto avere responsabilità sulla configurazione geologica della zona che, diciamo così, ci è stata data temporaneamente in uso da Madre Natura. Detto questo e presone atto, cercherò di spiegare come si presenta la situazione. Il solo scopo è quello di dare un’informazione corretta da un punto di vista geologico senza entrare in problemi che esulino dalle mie competenze o sconfinino in territori politici a me estranei.

Dal ponte di San Martino sino a Marsaglia la SS45 corre parallelamente al Trebbia tagliando rocce note come Formazione di Bobbio e costituite principalmente da arenarie (vecchie sabbie marine indurite attraverso un processo conosciuto come litificazione) ben stratificate e alternate a rocce più scure, più tenere e più erodibili, chiamate peliti (vecchi fanghi induriti). Questi depositi sono conosciuti come “torbiditi”, ossia sabbie deposte in mare a notevoli profondità da correnti di densità. Per inciso, le torbiditi di Bobbio sono state utilizzate per lo sviluppo di un modello sedimentologico che sin dal 1972 è ampiamente utilizzato nell’esplorazione petrolifera a scala mondiale. Gran parte della produzione di idrocarburi dal Golfo del Messico, dal Brasile, dal Mare del Nord e dalla nostra Pianura Padana, tanto per fare qualche esempio, proviene da torbiditi simili a quelle della finestra di Bobbio. Anche queste arenarie fanno dunque parte del grande patrimonio culturale della Val Trebbia.

“Cinematica lenta”,
scivolamenti rocciosi
apprezzabili in migliaia di anni

Sin circa al km 89, la strada taglia rocce in posto, ossia rocce radicate in profondità. Il solo vero pericolo è qui quello di caduta massi, pericolo mitigato dalla costruzione di imponenti muri di sostegno e da reti metalliche di protezione. Vorrei tuttavia far notare che il pericolo non è forse completamente scongiurato e che nuovi problemi di stabilità della SS45 sono emersi recentemente poco a monte di San Salvatore. La situazione peggiora drasticamente dopo la grande e stretta curva che la SS45 compie dopo il km 89, da dove la strada corre sino alla confluenza con il Torrente Curiasca de Rossi entro una zona che in gergo geologico si definisce come “deformazione gravitativa di versante”, in parole povere una coltre di rocce che tende a scivolare verso valle. Il fenomeno rientra in una categoria di frane che si definiscono a “cinematica lenta”, ossia scivolamenti  rocciosi il cui movimento verso valle è normalmente apprezzabile in tempi lunghi (secoli, migliaia di anni).

Conosco molto bene questa zona avendoci lavorato sin dai lontani tempi della mia tesi di laurea (1956-1959) ed avendo sin d’allora notato il fenomeno franoso. Più recentemente sono stato inoltre Direttore del rilevamento per questa zona per conto della Regiona Emilia-Romagna (vedasi Carta Geologica dell’Appennino emiliano-romagnolo in scala 1:10.000, sezione 197050 Marsaglia, edizione 1993). Con il passare del tempo la frana è peggiorata e da movimento lento corre ora il rischio di divenire una frana di crollo.

Ammassi di roccia
minacciano seriamente
la viabilità nonostante
siano trattenute da reti

La coltre franosa è totalmente sradicata in superficie dove ammassi di roccia staccatisi dal loro substrato minacciano seriamente la viabilità nonostante siano trattenuti da reti. Le opere in corso lungo questa tratta della SS45, intensificatesi di recente, parlano da sole sulla pericolosità del fenomeno in atto. La SS45 appoggia qui direttamente sulla frana stessa erosa al piede dalle acque del Trebbia. Nel caso il crollo dovesse verificarsi la statale sarebbe interrotta per tempi molto lunghi e il crollo modificherebbe localmente il corso del Trebbia con il rischio di formazione di laghi di sbarramento temporanei.

Il problema va visto a mente fredda, con calma “geologica”, perché l’emotività porta sempre su strade sbagliate. Il problema esiste ed é molto serio per le sue possibili conseguenza per gli abitanti della Val Trebbia e per il loro futuro.

Circa un anno fa quanto sopra ha fatto l’oggetto di un esposto dettagliato da me inviato a Regione Emilia-Romagna, Anas, Sindaco del Comune di Corte Brugnatella, Provincia di Piacenza, Comunità Montana Appennino Piacentino e Procura della Repubblica di Piacenza. Ultimamente mi è parso opportuno consegnare copia dell’esposto anche al Sindaco di Bobbio. Sinora non ho ricevuto alcuna risposta.

Evidentemente la situazione geologica di questo tratto della Val Trebbia avrebbe da sola scoraggiato, se ben valutata, ogni progetto di dighe a San Salvatore. Alzando il livello dell’acqua a monte della diga l’instabilità dei versanti aumenta facilitando i processi franosi. Certamente non ci sono le condizioni del Vajont, ma ci sono quelle per favorire fenomeni franosi accelerati di ben più modesta entità che, tuttavia, nel caso della SS 45 sarebbero disastrosi.

Vorrei chiudere questo articolo con la citazione di parte della petizione inviata recentemente da un numeroso gruppo di geologi al Presidente della Repubblica (“Petizione per le Geoscienze in Italia” di cui sono uno dei quasi 800 firmatari):

 

“L’Italia deve buona parte dei suoi pregi e difetti alla sua natura geologica. Qui è stato coniato il termine “geologia” nel 1603. La ricchezza del nostro paesaggio, le risorse minerarie e geotermiche, le frane, i terremoti, gli tsunami e i vulcani, ne fanno una delle nazioni geologicamente più vive della Terra. Abbiamo la necessità di avere un rapporto diverso e più costruttivo con l’ambiente, e le conoscenze geologiche ne sono la base imprescindibile.

Siamo forse l’unica nazione occidentale in cui la cartografia geologica non è stata completata: quasi il 60% dell’Italia manca di una carta geologica adeguata, indispensabile per ogni pianificazione. Il Servizio Geologico d’Italia, lustro della scienza europea fin dai suoi albori nel XIX secolo, è mantenuto da decenni in una situazione di totale abbandono, nonostante le sue enormi potenzialità come organo consultivo per lo sviluppo economico, per la salvaguardia ambientale e la protezione civile. Come già più volte ricordato dal Presidente della Repubblica Sen. Giorgio Napolitano, il tema del dissesto idrogeologico e della cartografia geologica sono necessità impellenti, non più rimandabili.”

 

Mi pare di poter dire che, a parte la gravissima situazione generale delle Geoscienze in Italia che può essere risolta soltanto da una forte volontà politica, il crescere dei dissesti di cui tutti siamo testimoni, non possono che spingerci ad avere un diverso rapporto con l’ambiente, conoscendone i rischi ed accettando di conviverci. Ciò comporta che i principi basici della geologia dovrebbero divenire di dominio comune attraverso il loro insegnamento sin dalla scuola d’obbligo. Avremmo così sin da giovani un’idea di cosa siano terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, inondazioni fluviali, cambiamenti climatici e dissesti idrogeologici. E’ soltanto conoscendoli che questi fenomeni smetterebbero di essere un incubo per la gente comune ma diverrebbero parte di un mondo con il quale dobbiamo convivere consapevolmente. Prevenzione e mitigazione dei rischi geologici partono da una nostra conoscenza dei fenomeni in atto e dalla consapevolezza che ogni intervento umano va fatto anche e soprattutto nell’interesse delle generazioni future.

Vorrei aggiungere che la geologia è anche molto bella e divertente, facilita la lettura del paesaggio e porta a riconsiderare la nostra importanza di piccoli uomini ospiti temporanei di un pianeta che evolve continuamente da circa 4.5 miliardi di anni. Questo è il concetto di “tempo profondo” derivato dalla geologia di fronte al quale l’uomo deve riflettere molto sulla sua presunzione.

 

Emiliano Mutti

Membro onorario della Società Geologica Italiana e della Royal Geological Society di Londra

 

 

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The blanket is totally eradicated in landslide area where clusters of rock broken off from their substrate seriously threaten the viability despite being held back by networks . The works in progress along this route of SS45 , intensified recently, speak for themselves about the dangers of this phenomenon in action. The SS45 here rests directly on the landslide itself eroded by the waters of the foot Trebbia . If the collapse occurs the state would be interrupted for a very long time and the collapse locally alter the course of the Trebbia with the risk of formation of lakes of temporary barrier .

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